Il negoziatore by James Patterson

Il negoziatore by James Patterson

autore:James Patterson [Patterson, James]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-27T10:39:56+00:00


54

Quando le risatine, i colpi sordi e le esclamazioni soffocate della mia famiglia mi svegliarono, quella mattina, avvertii l’assenza di mia moglie sull’altro lato del letto e provai un senso di profonda gratitudine. L’accordo tra Maeve e me era che lei li preparava e io li portavo a scuola. Lasciarmi dormire mentre lei si accollava il lavoro più pesante di preparare dieci bambini era il tipo di gentilezza che soltanto le persone sposate da molto tempo possono comprendere.

Mi girai e allungai una mano per sentire il suo calore sul cuscino accanto, ma trovai soltanto le lenzuola fredde e allora ricordai. Ero ancora lì, sdraiato, a ingoiare il primo sorso di dolore della giornata, quando venni assalito da un interrogativo agghiacciante.

Gettai i piedi giù dal letto e afferrai la vecchia vestaglia piena di buchi appesa alla testiera.

Se non era Maeve che stava preparando i ragazzi, chi era?

È difficile descrivere come mi sentii quando entrai in cucina e vidi i miei figli vestiti per la recita di Natale. Ero convinto di sognare, o magari di essere morto, vedendo i ragazzi trasformati attorno alla tavola della colazione nel surreale dipinto rinascimentale di una molti-tudine celeste. Ma poi Trent rovesciò la ciotola dei cereali giù dal tavolo e tutti si voltarono.

«Papà!» esclamarono all’unisono.

Come avevano fatto a prepararsi? pensai. Che pessimo padre ero.

Mi ero dimenticato della recita. Mi chinai a raccogliere i cereali dal pavimento piangendo. Poi capii.

Il fatto che i ragazzi fossero in grado di prepararsi da soli significava che Maeve aveva concluso il suo lavoro; che aveva dato gli ultimi ritocchi e adesso era pronta ad andare.

Mi asciugai le lacrime con la manica della vestaglia mentre Chrissy mi abbracciava stretto stretto e mi sfiorava il collo con le ciglia.

Feci un respiro profondo per calmarmi. Se Maeve mi avesse visto piangere davanti ai bambini mi avrebbe preso a calci nel sedere.

E così, quando li guardai di nuovo sentii un sorriso gioioso impa-dronirsi del mio volto. I miei bambini erano dei veri angeli. Erano assolutamente irreali. Feci un cenno verso Julia e Brian. Qualcuno, meno che mai due ragazzini, aveva mai affrontato una situazione così orribile con tanto altruismo? Strinsi i denti per ricacciare indietro un’altra ondata di dolore, poi mi schiarii la voce.

«Lo so che oggi non è domenica» urlai con entusiasmo. «Ma chi vuole una colazione da domenica insieme a me?»

«Io! Noi!» urlarono i bambini, intanto che io mettevo due padelle sui fornelli.

Seamus arrivò in cucina mentre stavo servendo uova e pancetta con patate e cipolle alla mia truppa.

«Acc… perdinci!» esclamò, guardando torvo i ragazzi mascherati.

«È già Halloween?»

«No!» risposero i bambini, ridendo.

Dopo un minuto arrivò anche Mary Catherine. Pareva perplessa.

Le porsi un piatto.

«Ti avevo avvertito che eravamo un po’ matti» dissi sorridendo.

Per qualche meraviglioso istante rimasi lì, davanti ai fornelli, a osservare la mia famiglia, ad ascoltarla mangiare e ridere. La mia felicità durò finché non mi cadde lo sguardo sul cellulare e le chiavi posate sul bancone vicino alla macchina del caffè.

Maledetto mondo, pensai. Perché non mi dava una tregua?

Pensai agli ostaggi e al tempo che passava.



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